Mentre il mondo canta “Imagine”

Immaginate che non ci sia alcun paradiso
Se ci provate è facile
Nessun inferno sotto di noi
Sopra di noi solo il cielo
Immaginate tutta le gente
Che vive solo per l’oggi

Immaginate che non ci siano patrie
Non è difficile farlo
Nulla per cui uccidere o morire
Ed anche alcuna religione
Immaginate tutta la gente
Che vive la vita in pace

Si potrebbe dire che io sia un sognatore
Ma io non sono l’unico
Spero che un giorno vi unirete a noi
Ed il mondo sarà come un’unica entità

Immaginate che non ci siano proprietà
Mi domando se si possa
Nessuna necessità di cupidigia o brama
Una fratellanza di uomini
Immaginate tutta le gente
Condividere tutto il mondo

Si potrebbe dire che io sia un sognatore
Ma io non sono l’unico
Spero che un giorno vi unirete a noi
Ed il mondo sarà come un’unica entità.

Struggente, intensa, passionale. Da brividi. In questo tempo di guerra, distruzione e morte di tanti innocenti ucraini, abbiamo spesso sentito cantare “Imagine”, l’intramontabile canzone scritta da John Lennon il cui testo rievoca l’inno per un mondo e un futuro migliore. E proprio mentre il tormentoso rumore delle bombe che si interseca alle crude immagini di carneficina provenienti dall’Ucraina che ci rendono vulnerabili, quel radicalismo utopico del bellissimo testo di John Lennon continua ad avere una straordinaria forza emotiva, nonostante sia passato quasi mezzo secolo dalla sua ispirazione. E’ l’inno della pace che non tramonterà mai, che sarà sempre attuale perché sempre corrente è la lotta tra bene e male, tra metodi bellici di forza brutale dettata da sistemi caratterizzati da regimi totalitari accecati dal potere e da quell’assolutismo che mette in pericolo la pace nel mondo. E allora, in questo tempo in cui i terribili pensieri di una pace vacillante che si manifesta tra tenebre di guerra e distruzione ci rendono fragili verso il destino del mondo, ci commoviamo sulle note di “Imagine”. E’ come volere liberare da una forza occulta la malefica azione di guerra, dando un messaggio di voglia di distensione, pace e fratellanza. Tutti temi che vengono a galla in ogni occasione come questa, in cui l’emozione la fa da padrona quando in coro cantiamo questo inno di speranza guardando il cielo in segno di preghiera. Lo viviamo in ogni momento, in ogni attimo in cui abbiamo bisogno di sentirci uniti e fratelli anche se diversi per idee politiche, religiose, culturali. Ecco perché “Imagine” di John Lennon non morirà mai in un mondo in cui la speranza di pace sarà sempre l’ultima a morire.

Salvino Cavallaro            

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